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Intelligenza artificiale al servizio del mercato immobiliare

Intelligenza artificiale al servizio del mercato immobiliare

Dati e intelligenza artificiale per transazioni più veloci e sicure. Ma quali sono i possibili utilizzi pratici in un mercato complesso e stratificato come quello immobiliare?

L’intelligenza artificiale applicata al settore immobiliare ha ha dato vita al neologismo “PropTech”, che fonde i vocaboli property e technology, per indicare l’utilizzo di Big Data nel Real Estate.

I Big Data sono già oggi un asset fondamentale per il settore e in futuro lo saranno sempre più. Dalla progettazione alla costruzione, passando per le fasi di gestione e commercializzazione di un immobile, il PropTech è diventato un alleato prezioso sia per gli operatori del settore, sia per il cliente finale.

Dalla grossa mole di dati a disposizione dei portali immobiliari, infatti, è possibile rilevare e tracciare le fluttuazioni dei desideri degli italiani quando si tratta di case. I dati raccolti dai portali immobiliari possono essere di grande supporto sia per la clientela, sia per chi opera nel settore.

La clientela anno dopo anno interroga i portali sempre di più non soltanto per ricercare immobili in vendita e affitto, ma anche per informarsi sulle quotazioni immobiliari di una determinata zona, per ottenere stime riguardo al valore di un determinato immobile, oppure una proiezione della rata del mutuo o ancora per informarsi sulle novità del settore, come i bonus e le nuove normative di settore.

Intelligenza artificiale: i vantaggi:

  1. I costruttori che, grazie all’analisi dei dati, possono interpretare le tendenze di ricerca e proporre offerte in linea con le richieste del mercato
  2. Le banche che possono affidarsi ai dati forniti in tempo reale dai portali per valutare il collaterale immobiliare in funzione dell’erogazione dei mutui
  3. Gli agenti che utilizzano strumenti dedicati, grazie ai quali hanno accesso a informazioni dettagliate e possono proporre valutazioni sempre più precise ai clienti, affinché il prezzo richiesto sia quello di mercato
  4. Infine i consulenti advisor e i gestori di fondi di investimento che utilizzano questi dati per ottimizzare la gestione del loro portafoglio e i loro processi decisionali

L’intelligenza artificiale non sostituisce il professionista

La grande quantità di informazioni a disposizione è sicuramente un aiuto per l’utente finale; tuttavia la tecnologia non può sostituirsi al professionista, che rimane una figura centrale durante il processo di compravendita. Grazie alla sua esperienza può infatti interpretare correttamente i dati e fornire consulenze di qualità.

In un’ottica di trasparenza del settore, si fa strada anche il concetto di Intelligenza Artificiale, che diventa indispensabile per analizzare l’enorme patrimonio di dati generato e raccolto dai portali.

Dal lato dell’offerta abbiamo infatti tutte le informazioni relative agli immobili in vendita e affitto: foto, planimetrie e prezzi richiesti; sul fronte della domanda abbiamo invece molte informazioni in merito a cosa cercano i clienti, dove e quali budget hanno a disposizione.

L’esempio più consolidato e diffuso riguarda gli AVM (Automated Valuation Model) ossia sistemi di valutazione automatizzati che consentono di ottenere in pochi secondi stime immobiliari con range di prezzo sempre più precise. 

Questi tool, come il nostro valuta casa, sono a disposizione dell’utente finale che direttamente online può consultarli gratuitamente per farsi un’idea del valore di un immobile, sia che sia intenzionato a vendere oppure acquistare.

Gli stessi sistemi in forma più evoluta vengono utilizzati da professionisti immobiliari, advisor, periti immobiliari e agenti che, integrandoli con la loro esperienza e completando il processo con un sopralluogo fisico sull’immobile, possono fornire la stima puntuale del prezzo.

Tuttavia l’intelligenza artificiale non può agire in autonomia, ci sono infatti programmatori, data scientist ed analisti che si occupano di pulire i dati, standardizzarli e verificarli, di elaborare gli algoritmi, ottimizzarli e validarli. La componente umana è e rimarrà fondamentale in un settore così complesso ed articolato come quello immobiliare.

Fonte dell’articolo www.ilsole24ore.com

Turismo - locazioni brevi - Casaunika
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Turismo: locazioni brevi un opportunità

Turismo: locazioni brevi un opportunità

Il commento rilasciato da Fiaip sul fenomeno in crescita, legato al turismo nel nostro paese, di locazioni brevi che si rivelano un opportunità.

Locazioni brevi e Turismo

“Un anno quello che sta per concludersi che sfiorerà nel nostro Paese i 400 milioni di presenze turistiche”. “Queste presenze – dichiara Leonardo Piccoli, Vicepresidente nazionale Fiaip con delega al turismo intervenendo a Milano al Convegno Investire negli affitti brevi” al Palazzo Giureconsulti – oggi vedono riscoprire, oltre le città d’arte, quei territori e i borghi che da troppo tempo sono stati dimenticati dal mercato immobiliare ed in tutto questo le affittanze brevi sono state le protagoniste assolute. 

Complementari e non antagoniste

Le locazioni brevi oggi non sono concorrenziali alle strutture alberghiere ma complementari ad un’offerta consolidata di ricettività per il Paese. Nel periodo gennaio-settembre 2022 gli affitti brevi hanno fatto segnare delle prenotazioni che valgono 9,7 miliardi di euro (nel 2021 hanno fatto segnare complessivamente 10,4 miliardi di euro)”.

Un fenomeno questo che la Fiaip – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali sta monitorando costantemente anche perché molte imprese e agenzie immobiliari stanno curando quest’attività locativa che non è soltanto turistica ma soddisfa anche una domanda di carattere sociale (circa il 30% del totale) legate ad esigenze di tipo sanitario, formativo e lavorativo.

“Oggi purtroppo gli affitti brevi sono stati presi di mira da alcune amministrazioni comunali nelle città metropolitane altamente turistiche, in quanto priverebbero il mercato locale di unità abitative da concedere in locazione ai residenti.

Da un’analisi effettuata dal nostro Centro Studi FIAIP – ribadisce il Vicepresidente Fiaip Leonardo Piccoli – risulta che la popolazione italiana nel 2050 perderà circa il 36% della classe media d’età (44-55 anni) e che lo stock residenziale fotografato nel 2022 ci indica in 3.800.000 unità con le luci spente al netto delle seconde case turistiche, di quelle occupate da non residenti e di quelle inagibili”.

Un opportunità di investimento

“Le locazioni brevi attraggono sempre più gli investimenti immobiliari, nazionali e internazionali, – afferma il Presidente Nazionale Fiaip Gian Battista Baccarini – perché hanno una redditività netta elevata, sono privi del rischio di morosità e sono flessibili nella durata.

E’ un segmento che, pertanto, non va vessato, ma salvaguardato, mentre per fronteggiare la crescente scarsità urbana di offerta di alloggi per residenti, serve un strategia Nazionale delle città che, attraverso la definizione di precise linee guida, includa un piano comunale strutturato di edilizia sociale convenzionata consentendo, anche e soprattutto tramite la riqualificazione di quell’ingente parte di patrimonio pubblico inutilizzato e decadente, di mettere a disposizione dei cittadini abitazioni a prezzi convenzionati o a canoni calmierati, ponendo fine all’introduzione di norme liberticide e anticostituzionali orientate a limitare il diritto del proprietario di affittare liberamente il proprio immobile, spesso acquistato con i risparmi accumulati con anni e anni di sacrifici”.

Leggi l’articolo completo su www.fiaip.it

case in affitto truffe - Casaunika
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Case in affitto, come riconoscere le truffe

Case in affitto, come riconoscere le truffe

Studenti e lavoratori alle prese con la ricerca di un affitto sono stati vittime di truffe e raggiri. Ecco le più diffuse e insidiose.

Chiunque stia cercando una casa o anche solo una stanza in affitto, a maggior ragione se in una grande città, sa perfettamente di cosa si tratta.

Se già in molte città, Roma e Milano su tutte, si conviveva da anni con problemi di emergenza abitativa il Covid ha acuito ancora di più la situazione. E così molti proprietari di casa oggi, nei lunghi mesi in cui erano venuti a mancare studenti fuori sede, pendolari e turisti, hanno riorganizzato il proprio business.

Il risultato è che, come sempre accade, quei settori in cui la domanda aumenta a dismisura e l’offerta diminuisce drammaticamente diventano terreno fertile per truffatori e malaffare.

L’AGI (www.agi.it) ha raccolto diverse decine di segnalazioni per identificare le, sempre più raffinate e articolate, truffe più diffuse del settore.

L’affittuario indaffarato

E’ forse la più classica delle truffe, particolarmente diffusa a Milano. L’annuncio mostra (ovviamente) un bell’immobile, in una bella zona a prezzo del tutto accessibile. Una occasione imperdibile per lo studente o lavoratore che decide quindi di chiamare immediatamente.

Risponde una persona spesso infastidita che spiega: “Mamma mia, mi state facendo impazzire con queste telefonate! Non ne posso più… anzi, basta, lo affitto al primo che mi manda l’acconto e poi tolgo l’annuncio”.

Così parte il primo bonifico, spesso istantaneo. Qualsiasi cosa, pur di bloccare l’immobile. Ma non finisce qui perché in alcuni casi, dopo il primo bonifico, segue anche una seconda telefonata in cui lo stesso truffatore, con tono molto più calmo si scusa ma spiega di aver sentito il proprio commercialista e di aver scoperto che per un regolare contratto d’affitto serve un anticipo di due o tre mesi.

Ed ecco servito il pacco, il doppio pacco e il controppaccotto: tre mensilità bonificate alla velocità della luce per un immobile che, manco a dirlo, nemmeno esiste.

I copia-incolla frettolosi

Probabilmente anche vivere di truffe richiede il suo impegno. Fatto sta che la maggior parte dei truffatori gestisce evidentemente decine e decine di messaggi al giorno. Ecco la ragione per cui in molti casi nelle chat il proprietario di casa confonde Milano con Roma o compaiono singolari annunci con diciture del tipo “vicinissimo alla metropolitana”, anche in città dove la metropolitana non esiste.

La coinquilina premurosa

Un grande classico è l’ex coinquilina, innamorata al punto dell’immobile da aiutare il proprietario a trovare un nuovo affittuario. Basta una rapida occhiata al suo profilo Facebook per capire che si tratta di una truffa (profilo aperto solo pochi giorni prima, poche foto, spesso di una ragazza, di bell’aspetto).

In questo caso, la trattativa prosegue poi direttamente con lei, visto che “il proprietario è anziano e non sa usare bene il computer” con l’immancabile richiesta di un acconto. Ovviamente su PayPal o piattaforme che non rendano tracciabile la transazione.

I turisti innamorati

E’ forse la più insidiosa delle truffe. Una storia strappalacrime di turisti stranieri innamorati della città, al punto da acquistare un immobile e restaurarlo amorevolmente.

Lo scopo, si precisa nella mail, non è arricchirsi con gli affitti ma quello di trovare una persona per bene che possa prendersi cura della loro abitazione, come fosse la propria. Il tutto corredato da foto di famiglia, passaporto e documenti (che non alleghiamo per ovvie ragioni). 

Ovviamente per tornare in Italia e non rischiare di organizzare un viaggio a vuoto hanno bisogno di alcune garanzie, nella fattispecie un bonifico.

Fonte dell’articolo www.agi.it

contratto di comodato d'uso gratuito - casaunika
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Contratto di comodato d’uso: ora si può registrare online

Contratto di comodato d’uso: ora si può registrare online

L'Agenzia delle Entrate ha modificato sia il modello che il metodo da utilizzare per la presentazione del contratto di comodato d’uso gratuito.

Il contratto di comodato d’uso, disciplinato dall’art. 1803 del codice civile, è il contratto con il quale una parte consegna all’altra una cosa mobile o immobile per permetterle di utilizzarla per un tempo determinato, con l’obbligo di restituire la stessa cosa alla scadenza del contratto. La caratteristica fondamentale del contratto di comodato è la gratuità, non essendo previsto alcun canone da corrispondere al proprietario dell’immobile.

Precedentemente alla pubblicazione del provvedimento 465502, il modello utilizzato per la presentazione del contratto del comodato d’uso era il Modello 69 e la registrazione avveniva unicamente in maniera cartacea, essendo quindi necessario recarsi presso l’Agenzia delle Entrate per l’archiviazione della pratica e per il pagamento delle imposte tramite F24 (imposta fissa di 200 €, imposta di bollo e calcolo degli eventuali ravvedimenti).

Contratto di comodato d’uso: il modello

Il nuovo modello si chiama “Registrazione Atti Privati”, abbreviato con la sigla RAP, e permette di trasmettere anche telematicamente all’Agenzia delle Entrate la richiesta di registrazione di alcuni atti privati; al momento coinvolge solo il contratto di  comodato d’uso ma l’obiettivo potrebbe essere quello di estenderlo anche ad altre tipologie di atti, come ad esempio i preliminari di vendita.

Questo nuovo modello potrebbe anche essere esteso alla registrazione di tutte le tipologie di contratti di locazione, ma per il momento questa è solo un’ipotesi.

Riguardo alla presentazione del modello RAP e contestualmente quella del contratto di comodato, pur restando comunque possibile la presentazione cartacea, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di uniformarla alle altre tipologie di contratti di locazione, permettendo anche in questo caso la presentazione telematica, seppur con modalità differenti.

Per la presentazione di un contratto di locazione è infatti previsto che il file RLI venga registrato tramite il canale Entratel da un professionista abilitato che sia in possesso delle credenziali necessarie per l’accesso in tale portale o da qualsiasi soggetto tramite l’applicativo dell’Agenzia delle Entrate.

La procedura che andrà invece seguita per poter presentare telematicamente un contratto di comodato richiede di essere in possesso dello Spid, Cie o Cns e di utilizzare le credenziali per effettuare l’accesso all’area dedicata alla presentazione di tale contratto, all’interno del sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate.

Una volta inseriti i dati essenziali riguardanti la compilazione del modello, sarà necessario allegare il contratto di comodato precedentemente generato, assieme ad altri eventuali allegati, quali quietanze, mappe, planimetrie o disegni, che andranno computati nella casella scritture private e inventari.

Come pagare le imposte

Circa il pagamento delle imposte, queste saranno ancora pagate tramite F24 se si dovesse decidere di procedere alla registrazione cartacea del contratto di comodato d’uso, mentre, se si procedesse alla registrazione telematica, andrebbero indicati il codice fiscale dell’intestatario del conto ed il relativo IBAN, cosicché il pagamento delle imposte avvenga automaticamente al momento della registrazione del contratto.

Nel caso in cui sia il professionista ad effettuare la registrazione per conto del suo cliente, potrà indicare sia il proprio IBAN che quello del suo cliente per procedere al pagamento delle imposte.

I vantaggi

L’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate è duplice: un modello più agile che richieda l’inserimento di un quantitativo di dati inferiore rispetto a prima e una trasmissione più rapida, tramite il canale telematico.

Finalmente anche il contratto di comodato d’uso gratuito è stato adeguato alle esigenze dei contribuenti senza più l’obbligo per i commercialisti o i loro clienti di recarsi di persona in Agenzia.

Articolo tratto da www.fisco7.it

Tassi mutuo casa - Casaunika
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Tassi in rialzo: quanto costa ora comprare casa?

Tassi in rialzo: quanto costa ora comprare casa?

Dopo la decisione della BCE di alzare ulteriormente i tassi, anche gli interessi sui nuovi prestiti. Ecco chi paga di più tra tasso fisso e tasso variabile.

Non solo inflazione e aumento record delle bollette energetiche: la guerra in Ucraina ha inferto un colpo durissimo anche al mercato dei mutui. La situazione è tornata sui livelli del 2014, prima quindi dell’avvio della politica di tassi zero che ha caratterizzato gli ultimi anni.

Il Codacons parla di “allarme confermato”. Secondo l’associazione, “Bankitalia conferma gli allarmi circa la nuova stangata che si è abbattuta sui mutui degli italiani, con le rate dei finanziamenti che risultano sensibilmente più elevate rispetto al 2021″.

Tasso fisso o variabile: chi paga di più

Oltre a chi richiede un finanziamento, a pagare di più saranno le famiglie che sottoscrivono un prestito a tasso variabile (circa il 40% del totale). L’aumento medio per questa categoria è stimato in circa 1.500 euro in più all’anno.

Se però si considerano tutti gli incrementi decisi dalla Banca Centrale Europea negli ultimi mesi, la rata mensile di un mutuo a tasso variabile aumenta complessivamente di una somma compresa tra i 120 e i 150 euro rispetto al 2021. Gli aumenti annui si fanno più consistenti, tra i 1.440 e i 1.800 in più.

A novembre l’indice Eurirs, il parametro relativo ai finanziamenti a tasso fisso, ha evidenziato un calo netto rispetto a ottobre. Tradotto in cifre: nel caso di un contribuente che, il 1° dicembre, avesse acceso un mutuo da 150mila euro a 30 anni a tasso fisso (con spread all’1,5%), la rata fissa tendenziale sarebbe stata di 675 euro. Una somma inferiore ai 716 euro del 1° novembre (mutui under 36, finanziamenti sbloccati solo per dicembre: come funzionano).

Nonostante gli aumenti e la congiuntura, il mercato immobiliare italiano sembra comunque aver assorbito il colpo. Nel terzo trimestre si sono registrate 175.268 compravendite, con un incremento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Perché aumentano i tassi sui mutui

L’aumento dei tassi variabili è legato alle scelte della Banca Centrale Europea. Per frenare l’inflazione, che oggi viaggia intorno al 12% (mentre dovrebbe inserirsi tra il 2 e il 3%) è costretta ad aumentare i tassi dei mutui. Non potendo incrementare quelli fissi, in quanto fissi, l’azione si ripercuote sull’Euribor, il parametro che definisce per l’appunto il tasso variabile.

Novità nella Manovra 2023

Nell’emendamento del governo alla Manovra 2023 è stata inserita una norma che consente di rinegoziare il mutuo a tasso variabile per passare al tasso fisso a condizioni agevolate. L’agevolazione ripropone una norma del 2011 (dl 70/2011) che viene riproposta solo per alcune categorie di contraenti.

Dal tasso variabile al tasso fisso: ecco per chi

La norma inserita nella Manovra 2023 dal governo consente a chi ha acceso un mutuo a tasso variabile di trasformarlo in un mutuo a tasso fisso a condizioni agevolate e predeterminate, in base a determinati parametri di oscillazione. Tutto ciò a prescindere che vi siano clausole in tal senso nel contratto originario. (Per approfondire guarda se conviene il mutuo a tasso fisso o variabile).

Questa possibilità però non sarà consentita a tutte le famiglie, ma solo a quelle con ISEE fino a 35mila euro, quindi ad una fascia di reddito più bassa, che potrebbe trovarsi nell’impossibilità di onorare le scadenze del mutuo in una situazione di tassi crescenti.

L’articolo è stato estratto da quifinanza.it.

Bonus fotovoltaico - Casaunika
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Bonus fotovoltaico: come e quando è possibile richiederlo

   

Bonus fotovoltaico: come e quando è possibile richiederlo

Chi vuole optare per il fotovoltaico a casa, per ridurre i costi delle bollette, può contare su una serie di incentivi. Scopri quando e come richiederli.

Il più noto tra i bonus che permettono di installare impianti fotovoltaici è senz’altro il superbonus 110. Bonus che copre un vasto ventaglio di misure, tra cui anche l’installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica, che rientrano tra i cosiddetti interventi trainati. Facciamo un passo indietro.

Per accedere al 110, infatti, occorre innanzitutto prevedere interventi di efficienza energetica come l’isolamento termico o la sostituzione delle caldaie. Sono i cosiddetti lavori trainanti, senza cui non si accede al bonus.

A questi poi si possono aggiungere i lavori trainati, categoria in cui rientra anche l’installazione di pannelli fotovoltaici. Chiaramente ci sono delle regole da rispettare: il superbonus si può utilizzare per il fotovoltaico solo:

  1. sui condomini, sulle parti comuni dell’edificio;
  2. sulle singole unità immobiliari che fanno parte del condominio stesso;
  3. sugli edifici unifamiliari e sulle unità immobiliari indipendenti.

Ma ciò non significa che il fotovoltaico si possa piazzare solo sui tetti. Come chiarito dal Fisco, il bonus  fotovoltaico può essere utilizzato anche se l’installazione dell’impianto rinnovabile è effettuata su un’area di pertinenza del condominio, ad esempio le pensiline del parcheggio esterno.

E c’è anche un’altra condizione da rispettare: è necessario cedere al Gestore dei servizi energetici (GSE) l’energia non auto-consumata in sito o l’energia non condivisa per l’autoconsumo.

Bonus fotovoltaico per nuove costruzioni

L’accesso all’incentivo maggiorato, infatti, di norma è consentito per le opere realizzate su edifici già esistenti. Nel caso in questione – chiarisce invece il Fisco – l’installazione dell’impianto può beneficiare del superbonus, a condizione però che sia eseguita congiuntamente agli interventi “trainanti” ammessi all’agevolazione, prima dell’accatastamento dell’edificio e a condizione che le date delle spese sostenute per l’intervento trainato siano ricomprese nell’intervallo di tempo individuato dalla data di inizio e dalla data di fine dei lavori per la realizzazione degli interventi trainanti.

Bonus fotovoltaico anche sul tetto adiacente

In un intervento di riqualificazione energetica su un edificio detenuto in comodato d’uso, il titolare potrà beneficiare del superbonus anche per l’impianto solare fotovoltaico installato sul tetto del fabbricato attiguo. E’ quanto chiarisce il Fisco con la risposta 614 del settembre 2021.

Limiti di spesa

Qui il Fisco conferma che, per l’installazione di pannelli solari, insieme a un ascensore per disabili, il limite di spesa è ridotto a 1.600 euro per kW. Cosa succede se un’abitazione è divisa tra due comproprietari e uno di questi paga gli interventi mentre l’altro è titolare dell’utenza e della convenzione con il Gse?

Nel chiarimento contenuto nella risposta n. 545 del 4 novembre 2022 l’Agenzia delle entrate fa luce su un caso specifico: quello in cui il comproprietario di un immobile è anche il committente dei lavori, intestatario delle fatture e colui che ha effettuato i pagamenti, mentre l’utenza elettrica e il contratto con il GSE per l’energia non autoconsumata sono intestati all’altro comproprietario dell’unità, che è anche l’unico residente nell’abitazione. In questo caso, chiarisce il Fisco, è possibile accedere al bonus 110%.

Fonte dell’articolo fasi.eu/it

 

Mobbing Immobiliare - Casaunika
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Mobbing immobiliare: cos’è? come proteggersi?

Mobbing immobiliare: cos’è? come proteggersi?

Un fenomeno diffuso ma poco conosciuto è il mobbing immobiliare. Si manifesta nel rapporto tra l'inquilino e il locatore. Scopri come riconoscerlo.

Per comprendere cos’è il mobbing immobiliare è necessario ricordare cos’è il mobbing in ambito lavorativo, ovvero quando il datore di lavoro oppure i colleghi rendono impossibile la vita al dipendente.

Si tratta di quel fenomeno che consiste in ripetute condotte che sono tese a demoralizzare e mortificare il lavoratore, con lo scopo di mandarlo via senza ricorrere al licenziamento. In pratica, il dipendente mobbizzato è indotto alle dimissioni.

Mobbing immobiliare: cos’è?

Il mobbing immobiliare è la condotta persecutoria del proprietario di casa nei confronti del suo inquilino, con lo scopo di ottenere il rilascio dell’immobile senza dover attendere la fine della locazione o ricorrere allo sfratto.

Detto in altri termini, si ha mobbing immobiliare (o mobbing locatizio) quando il locatore cerca in tutti i modi di mandare via il conduttore senza ricorrere alle vie legali, perché non vuole (ad esempio, intende risparmiare sull’avvocato) o semplicemente perché non può (non si può cacciare di casa l’inquilino che ha un contratto e che paga regolarmente).

Secondo la Corte di Cassazione [1], il mobbing immobiliare consiste «nelle pressioni, anche illegali, dei proprietari per cacciare gli inquilini allo scopo di sfruttare meglio l’immobile o in relazione ad un piano di trasformazione urbanistica».

È evidente la somiglianza con il mobbing “tradizionale”: così come il datore o i colleghi spingono il lavoratore a rassegnare le dimissioni, allo stesso modo il proprietario cerca di indurre l’inquilino a lasciare spontaneamente l’immobile.

Come si manifesta?

Sono diversi i modi di mettere in atto il mobbing immobiliare: si pensi al proprietario che, abitando al piano di sopra, faccia volontariamente rumore per disturbare l’inquilino che vive di sotto, oppure al locatore che mette in difficoltà il conduttore costringendolo a pagare il canone in contanti e a consegnarglielo in un luogo distante.

Secondo la sentenza della Cassazione sopra citata, questo fenomeno può manifestarsi anche attraverso continue diffide legali, più o meno fondate, inviate solo per convincere il conduttore ad abbandonare l’immobile.

Cosa dice la legge

Per la giurisprudenza, il mobbing in ambito immobiliare dà diritto al risarcimento dei danni, esattamente come avviene per il mobbing in ambito lavorativo. Per la precisione, il conduttore può agire giudizialmente per ottenere il risarcimento ove sia in grado di dimostrare che tali condotte abbiano avuto come unico scopo quello di indurlo a porre fine al vincolo contrattuale.

Mobbing condominiale: cos’è?

Il mobbing immobiliare che si verifica in condominio prende, appunto, il nome di “mobbing condominiale”. Con tale terminologia, però, ci si può riferire anche alla condotta vessatoria dei condòmini nei confronti di un loro dipendente, come ad esempio il portiere o il giardiniere, col fine di indurlo alle dimissioni.

Secondo la Cassazione [2], in questi casi, è difficile aversi mobbing a causa della frammentazione del condominio-datore di lavoro in una pluralità di singoli datori di lavoro (impersonati dai condòmini), che si interfacciano con il dipendente anche per il tramite dell’amministratore.

Nel caso di mobbing in ambito condominiale, quindi, è difficile ottenere il risarcimento dei danni, a meno che la condotta vessatoria non sia chiaramente posta in essere dai pochi proprietari del fabbricato (si pensi al condominio minimo composto da sole due unità immobiliari) oppure in via esclusiva dall’amministratore.

bolla immobiliare - casaunika
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Bolla immobiliare nel 2022: tre strategie per evitarla

Bolla immobiliare nel 2022: tre strategie per evitarla

Il modo più efficiente di risolvere il problema dell’aumento dei prezzi del mercato immobiliare è intervenire sulle tre cause che lo stanno generando.

Un mercato immobiliare forte è generalmente correlato ad una economia stabile. Allo stesso tempo, il collasso delle bolle immobiliari è spesso stato usato per predire le crisi economiche. Data la connessione con il mercato dei mutui, il mercato immobiliare è infatti quello che meglio trasmette le politiche monetarie (e le crisi). Ma come controllare l’eccessivo aumento dei prezzi immobiliari? Risponde a questa domanda uno studio contenuto nel Real Estate Data Hub redatto dal Centro Studi di Re/Max Italia in collaborazione con il centro studi di Avalon Real Estate.

Bolla immobiliare e crisi economica: perché sono legate?

Uno studio del Fondo Monetario Internazionale chiarisce che negli ultimi decenni, i due terzi delle crisi del sistema bancario sono state precedute da una crisi del mercato immobiliare. L’aumento dei prezzi nel mercato immobiliare può rappresentare un grave rischio per l’economia. Se da un lato la valutazione del prezzo degli immobili è un’arte, dall’altro i prezzi delle case non possono salire troppo oltre l’effettiva capacità di pagamento degli acquirenti. Calcolando il rapporto fra reddito medio e prezzo medio degli immobili (o degli affitti), gli economisti identificano situazioni di squilibrio. In queste valutazioni, l’accessibilità al credito ha un ruolo fondamentale. Tramite la leva creditizia, gli acquirenti possono incrementare il proprio potere di acquisto.

Cosa si è fatto finora per regolare i prezzi immobiliari?

A seguito della pandemia, è in atto una discussione a livello globale su un approccio più attivo alla stabilità economica dei singoli paesi e quindi alla stabilità dei loro mercati immobiliari. Per contenere l’aumento dei prezzi, storicamente si è intervenuti con politiche prudenziali che ponessero dei limiti all’accesso al credito. In quest’ottica le regolamentazioni esistenti hanno stabilito dei limiti per l’ LTV (Loan To Value, il rapporto fra il valore del mutuo e il valore dell’immobile) e per il DTI (Debt To Income, il rapporto fra la rata del mutuo e il reddito).

Qual è la situazione dei prezzi immobiliari nel mondo oggi?

Nel corso dell’ultimo anno, nella maggioranza dei Paesi nel mondo, i prezzi degli immobili sono cresciuti ad un ritmo molto più elevato rispetto alla crescita del reddito medio. Situazione più stabile per l’Italia. Rispetto agli altri Paesi, in Italia la crescita dei prezzi è minore, a causa della bassa crescita economica. L’alta disoccupazione e le condizioni di lavoro precarie, hanno limitato l’accesso al credito, contribuendo a ridurre la domanda.

Come gestire al meglio l’aumento dei prezzi nel mercato immobiliare?

Il modo più efficiente di risolvere il problema dell’aumento dei prezzi, è intervenire sulle tre cause che lo stanno generando: riduzione dell’offerta, aumento della domanda, aspettative di rialzo dei prezzi. La strategia sembra essere ancora in fase di discussione e pare che a livello globale si stia tentando di formulare e testare diversi scenari. In particolare le Banche Centrali ed i Governi stanno cercando di anticipare i possibili rischi legati all’alta inflazione e le relative soluzioni per mitigarli. Sicuramente l’efficacia delle iniziative dipenderà dal coordinamento fra Banche Centrali, Governi e Partiti, a livello locale e globale. I grossi limiti sono dovuti al fatto di doversi muovere in un territorio inesplorato, incerto e altamente volatile. L’aumentata complessità (intesa come maggior numero di variabili in gioco) è tale per cui le soluzioni del passato potrebbero rivelarsi controproducenti. La dipendenza energetica dell’Europa da altri Paesi, in particolare, rende difficile pensare di poter fornire un supporto rapido e mirato, come avvenuto per le banche nel 2008.

Come stimolare l’offerta di immobili sul mercato?

Per stimolare l’offerta immobiliare, storicamente gli interventi sono stati di natura fiscale e/o di regolamentazione. Molti temono che la riforma del catasto potrebbe preparare il terreno in questa direzione. Dalle simulazioni fatte dalla UIL, emerge che le aree più penalizzate da un eventuale adeguamento e ridistribuzione del carico fiscale, sarebbero le zone centrali delle grandi città e le aree turistiche. Il Governo ha più volte chiarito che l’obiettivo immediato della riforma è quello di aggiornare la banca dati esistente, al fine di far emergere gli immobili non censiti e ridistribuire il carico fiscale. In effetti un aumento delle tasse sugli immobili sembra un’ipotesi non immediatamente percorribile. Potrebbe avere effetti negativi sul settore del turismo, già pesantemente colpito dalla pandemia.

Come agire dal punto di vista della regolamentazione?

Da un punto di vista di regolamentazione, il Parlamento Europeo aveva già approvato una risoluzione a Gennaio 2021 per risolvere la precarietà abitativa. Le nuove regolamentazioni mirano a risolvere entro il 2030, in Europa, il problema della speculazione immobiliare, di quasi un milione di senzatetto e di 80 milioni di persone in difficoltà con il pagamento dell’affitto. Inizialmente erano anche stati proposti dei divieti/limiti all’ affitto e alla vendita di immobili in classi energetiche meno efficienti. Su quest’ultima iniziativa, la Commissione Europea ha fatto marcia indietro. Rimane valida la direttiva che prevede un efficientamento energetico di almeno il 15% del patrimonio edilizio in ogni singolo stato dell’Unione. Stando al rapporto dell’ENEA, in Italia più del 50% delle seconde case è in classe G. E’ chiaro che questo tipo di regolamentazioni scoraggia i proprietari e il possesso di immobili a reddito. Città come Milano, Roma, Bologna e Napoli hanno già progetti in corso per contenere il caro affitti. A Milano, in particolare, con il progetto “Reinventing Home” gli affitti calmierati prevedono un canone mensile di circa 500 euro per i trilocali. Il rallentamento del prezzo degli affitti, combinato all’aumento dei prezzi degli immobili, potrebbe scoraggiare nuovi investitori ed incentivare alcuni degli investitori esistenti alla vendita.

Come controllare la domanda immobiliare ed evitare l’aumento dei prezzi?

Lo strumento principale per raffreddare la domanda sul mercato immobiliare è l’aumento dei tassi di interesse. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, nel 2021 il 51,2% delle persone fisiche ha acquistato casa tramite mutuo. Con l’aumento dei tassi di interesse, i mutui sono più costosi e le fasce più deboli perdono i requisiti di accesso al credito. Questo riduce la domanda e spinge i prezzi al ribasso. La domanda si riduce anche per motivi demografici, come la decrescita della popolazione. Oppure per motivi socio-economici, come la precarietà del lavoro giovanile. La domanda di nuove abitazioni rischia di diminuire anche per effetto dell’aumento dei rendimenti delle obbligazioni. Nel momento in cui il rendimento delle obbligazioni inizierà a superare il rendimento degli affitti, è probabile che la domanda per immobili da mettere a reddito calerà, e con essa anche i prezzi degli immobili stessi.

Come controllare le aspettative di prezzi immobiliari?

Le aspettative del mercato sono una componente fondamentale dei prezzi e tendono a funzionare come una profezia che si auto-avvera. Lo scenario è aggravato dalla velocità con cui si diffonde la dis-informazione, dalla particolare influenzabilità dell’opinione pubblica e dalla facilità con cui si propagano i disordini pubblici. Le Banche Centrali ed i Governi attribuiscono sempre più importanza alla propria credibilità, come strumento per poter influenzare le aspettative del mercato. Nel caso delle aspettative sulla crescita dell’inflazione del 2022, le Banche Centrali hanno comunicato chiaramente che il rialzo dei tassi di interesse sarà un percorso graduale, con l’obiettivo di riportare l’inflazione intorno al 2% sul medio periodo. Non è possibile definire anticipatamente e con certezza il programma di rialzo dei tassi di interesse, che verrà invece stabilito di volta in volta sulla base del raggiungimento degli obiettivi. Ma questo tipo di comunicazione contribuisce a mitigare gli shock delle azioni correttive sul mercato.

Fonte: Idealista.it

Superbonus - CasaUnika
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Superbonus 110% e lo sblocco della cessione dei crediti

Superbonus 110% e lo sblocco della cessione dei crediti

Tra i vari interventi previsti nel decreto Semplificazioni, è previsto un emendamento che sblocca la cessione dei crediti relativi al Superbonus 110% e agli altri bonus edilizi.

Con questa modifica viene eliminata la data del 1° maggio 2022 come termine dal quale far decorrere le cessioni facilitate dei bonus. Inoltre, l’emendamento ammette nuovamente a regime facilitato anche le cessioni e gli sconti in fattura comunicati all’Agenzia delle Entrate prima di quella data, che rischiavano di rimanere bloccati. Il decreto passerà ora al Senato per l’approvazione definitiva. Deve essere convertito in legge entro il 20 agosto.

Quante sono state le risorse sbloccate?
Dal 1° luglio 2021 al 31 maggio 2022 sono stati avviati circa 150.000 interventi per 27 miliardi, secondo le stime dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). Di questi, almeno la metà sarebbe a rischio di monetizzazione, quindi parliamo di un rischio pari a circa 13,5 miliardi. Risorse che saranno sbloccate dal Decreto Semplificazioni.

Quali sono le regioni che hanno usufruito di più del Superbonus 110%?
Secondo un’analisi realizzata dall’Ance, gran parte dei 150.000 interventi del Superbonus avviati da luglio 2021 sono concentrati in Lombardia (23.139), Veneto (18.444) e Lazio (13.121). Seguono Emilia-Romagna (11.691), Toscana (11.214), Piemonte (10.440), Sicilia (10.363), Puglia (9.008) e Campania (8.658). Le regioni in cui sono stati avviati meno lavori sono: Valle d’Aosta (350), Molise (895), Basilicata (1.559) e Liguria (1.738).

La sorte del Superbonus «per 30mila imprese è questione di vita o di morte», ha dichiarato Dario Costantini, presidente del Cna, al termine dell’incontro con il governo a Palazzo Chigi, martedì 26 luglio. Cande, la Class Action nazionale dell’edilizia, ha chiesto un intervento urgente per risolvere la questione.

Superbonus: nei condomini il 49% degli interventi
L’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, ha dichiarato che il Superbonus 110% è stato usato prevalentemente dai condomìni (49%) e per interventi riguardanti prevenzione sismica e per la riduzione del divario Nord/Sud. Secondo i dati elaborati da Oice su fonti Enea e Cerved, i fondi destinati ai condomini assorbiranno a fine 2023 il 70% del totale. “Il decreto Aiuti non ha risolto importanti problemi sul fronte della cessione dei crediti relativi a interventi precedenti maggio 2022; confidiamo quindi molto sulla nuova norma del decreto Semplificazioni fiscali che potrebbe evitare tante difficoltà a professionisti, studi e società che hanno preso in carico tali interventi” ha commentato Fabio Tonelli, coordinatore del gruppo di lavoro OICE SUPERBONUS

Fonte: Immobiliare.it

Fuoricittà - Casaunika
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Fuoricittà sempre più attraente: le terrazze sul verde

Fuoricittà sempre più attraente: le terrazze sul verde

Boom di rustici e ciabòt. Il mercato riscopre le zone di confine con la Liguria. E i prezzi volano

Tutti pazzi per cascine e vigneti delle alte colline tra Piemonte e Liguria, quelle un tempo snobbate dai circuiti del grande turismo enogastronomico di Monferrato e Langhe. Fino a ieri. Lo confermano le agenzie immobiliari della zona. Lo confermano i grandi nomi: Ornella Muti ha comprato casa e terreni a Ovada, Diana Bracco possiede due tenute e un’azienda agricola nei dintorni di Nizza, Ottavio aveva casa a Diano d’Alba, e Gaja ha preso nuovi vigneti a Trezzo Tinella. Perché c’è l’Alto Monferrato: borghi arroccati e vecchi castelli tra Asti, Alessandria, Vercelli. Poi c’è l’Alta Langa: boschi e colline tra Bossolasco, Niella Belbo, Mombarcaro.

Colline «selvagge»

In comune Alta Langa e Alto Monferrato condividono panorami più selvaggi, la posizione tanto alta da vedere la Liguria, l’essere imparentati con le vigne Unesco più famose d’Italia e una riscoperta di vecchie cascine in un mercato immobiliare qui fermo da tempo. «È un interesse nato negli ultimi due anni — spiega Rosalba Borello Vallarolo Gancia, titolare di Internau Monferrato — Siamo proprio rinati, è un territorio sempre turistico ma non esasperato. Lo definirei vero». Chi decide di comprare tra Alto Monferrato e Alta Langa lo fa perché da turista ha visto queste zone e ha deciso di viverci. «Si tratta perlopiù di milanesi o di stranieri: svedesi, svizzeri, belgi, olandesi. Nell’ultimo anno stanno arrivando statunitensi e australiani – continua l’agente – ma non per farne un territorio morto con una casa vissuta una volta l’anno. Si tratta di artisti, imprenditori che la usano come seconda casa o per trasferirsi dopo la pensione». Partendo da un assunto comune: il territorio «più selvaggio. Ci vogliono quasi due ore per arrivarci da Torino, quaranta minuti da Alba. I grandi servizi non sono molti. È anche più tortuosa, qui le colline arrivano ai 600 metri di altezza — sottolinea Alessandro Matarozzo dell’agenzia Engel&Wolker di Alba —. Per capire la differenza: nella zona di Barolo la terra è sul mercato con una media di due milioni di euro a ettaro, a Cerretto si scende a 100mila euro l’ettaro». Il territorio e i panorami dell’Alta non sono cambiati nel tempo, semplicemente ora piacciono per diversi fattori: innanzitutto il costo. Non sempre a buon mercato, ma le occasioni non mancano.

I costi al mq

In Alto Monferrato si comprano grandi immobili già ristrutturati con piscina per 250mila euro, 100mila se ancora da ristrutturare. A Benevello c’è una villa in vendita da 323mq per 178mila euro. A Serravalle Langhe per 146mila euro un’altra soluzione indipendente. Con la stessa cifra ad Alba si compra un trilocale, mentre per le ville singole la media è di 650mila euro. Quello che più si ricerca è una struttura indipendente, con un bel terreno e una bella vista. La classica struttura che fa impazzire il mercato è quella che viene definita «pietra di Langa. Una richiesta che appassiona oltre il 90% dei clienti — continua Matarozzo —. La classica cascina piemontese su due piani con una bella cantina, cosa necessaria, e un sottotetto». Perché «chi compra casa qui sogna uno stile moderno —spiega Roberto Pasquero del Gruppo Tecnocasa —. I budget permettono di comprare una soluzione indipendente. I clienti cercano un bello spazio fuori per la piscina o per fare le grigliate con gli amici. Le strutture però sono vincolate: chi viene qui immaginando di radere al suolo casa e farne un open space su un piano tutto vetrata deve rivedere il proprio progetto». Senza dimenticare che per un cascinale di campagna indipendente da ristrutturare i prezzi vanno dagli 80 ai 120 mila euro. Per un immobile già ristrutturato, con caratteristiche di pregio e vista panoramica sulle colline si può arrivare a 400mila euro.

 

Castelli e cascine

Anche in Alto Monferrato «o cascina o morte —scherza Borello Vallarino Gancia —. L’attenzione è sulla classica struttura piemontese con terreno. Ultimamente però si inizia anche a guardare il moderno degli anni ‘80 che invece prima era snobbato». Ma non è solo una questione di costi: «È anche merito di un turista che è cambiato. Chi viene qui in Alta oggi è un turista appassionato di natura, di castelli, di boschi, di cicloturismo— spiega Mariano Rabino, presidente dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero —. In più vuole mangiare e bere bene spendendo il giusto». Alto Monferrato e Alta Langa non sono solo vecchi cascinali. Ci sono soluzioni di alto prestigio, con un budget da 1 a 2 milioni di euro. «Una parte della nostra clientela internazionale ricerca anche ville storiche già ristrutturate con parco e vista sulle colline vicine al borgo caratteristico in cui trovare caffè, ristoranti, un piccolo negozio per fare la spesa» spiega Lodovico Pignatti Morano, managing partner di Italy Sotheby’s International Realty. «Siamo tornati a vendere castelli — conferma anche Internau — Ea chiudere atti da un milione. Fino a dieci anni fa nessuno ci avrebbe scommesso, ora capitano anche due firme al mese. Tra l’altro per farci strutture ricettive internazionali».

Fonte: Corriere della Sera