Riconversione a Torino
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Parola d’ordine riconversione: Torino attrae i grandi investitori

I progetti vogliono dare nuova vita a pezzi di storia con residenziale, uffici, turismo e istruzione grazie al processo di riconversione.

Nel cielo di Torino, tornano ad alzarsi le gru. E a terra è uno slalom tra ponteggi e zone delimitate per presenti, e future, aree di cantiere. Negli uffici è un via vai di permessi a costruire. E tornano pure i progetti, quelli capaci di cambiare il volto di una città e attirarne altri. Il motore immobiliare è ripartito e la città, sonnolenta e quasi apatica su questo fronte negli ultimi anni, qualcuno dice addirittura da quando si è spento il bagliore della fiaccola olimpica del 2006, esce dal torpore. E guarda a Milano dove operazioni immobiliari e costruzioni brulicano da tempo.

“Si colgono segnali incoraggianti di una macchina che riparte” , dice a Repubblica il neoassessore all’urbanistica di Torino, Paolo Mazzoleni, che a Milano è stato presidente dell’Ordine degli architetti. È convinto, Mazzoleni, che proprio la diversa tipologia degli investimenti – residenziali, wellness, uffici, scuole, spazi per la cultura – vada letta come fattore positivo. “Non è una fiammata, ma un’attenzione diffusa per la città da parte degli investitori”.

Per alimentarla, nei prossimi mesi, arriverà un piano urbanistico “in grado di spiegare la vocazione delle varie aree” , da nutrire con i fondi del Pnrr “che riportano la città a investire su se stessa, dopo anni di immobilismo nei quali le casse pubbliche erano vuote e non poteva essere il pubblico a innescare investimenti e operazioni immobiliari”.

Pronti a collaborare in un nuovo disegno della città, capace anche di attrarre investimenti, ci sono gli architetti. “Notiamo un dinamismo che non si vedeva da tempo e sicuramente crescerà con l’arrivo dei fondi del Pnrr”, sottolinea la presidente dell’Ordine degli architetti, Maria Cristina Milanese, che rivendica per i professionisti un ruolo strategico. “Non solo per le nostre competenze tecniche, ma per la cultura umanistica in grado di migliorare la qualità dei progetti e la visione della città del futuro”, afferma.

Entro l’anno vedrà la luce il nuovo Marriott Hotel all’interno dello storico edificio della stazione di Porta Susa, oggetto di un restyling curato dallo studio milanese Lombardini 22. L’immobile è stato acquistato dal gruppo tedesco Vastint che porterà in città il brand Tribute, con un hotel a 4 stelle, un ristorante, un bar, conference e meeting room. Sulla stessa piazza, attende di conoscere il suo futuro il Palazzo ex Rai assegnato a Ipi, dopo una serie di tentativi di vendita andati male.

Poco più a nord, lungo corso Principe Eugenio, un altro intervento sarà completato entro il 2023: l’ex complesso del Buon Pastore, oltre 3 mila metri quadrati a due passi da piazza Statuto, ospiterà il nuovo centro direzionale di Cogefa Spa, l’impresa di costruzioni della famiglia Fantini. La società ha acquistato l’area per 99 anni dal Comune per trasferire qui uffici e quartiere generale, entro il prossimo anno, e sistemare il giardino che sarà aperto alla cittadinanza e al quartiere. “Si tratta di un intervento non enorme ma doppiamente positivo – osserva ancora l’assessore Mazzoleni – da un lato perché conferma la buona salute di un’impresa di costruzioni che investe nei suoi uffici, dopo anni di grande sofferenza del settore, e poi perché è la prova che si possono realizzare operazioni immobiliari all’interno del patrimonio storico, e che non c’è contrasto tra l’idea di preservare quel che c’è e quella di far crescere la città”.

Lo stesso teorema ispira un altro intervento di recupero, questa volta nel pieno del centro città: via Cavour 28, palazzo di proprietà di banca Bnl. Qui traslocherà, dopo un intervento di radicale restauro degli spazi interni e anche della facciata su via Andrea Doria (quella su via Cavour è vincolata dalla Sovrintendenza), la business school internazionale Escp, oggi ospitata in corso Unione Sovietica. Nella nuova sede la scuola potrà ospitare mille studenti: ci saranno spazi aperti al pubblico, come la caffetteria e una piazza coperta. “L’investimento nasce dalla fiducia in Torino come città universitaria” , spiega il direttore Francesco Rattalino, che a febbraio presenterà il progetto insieme alla proprietà e allo studio di architettura Tra. L’edificio, che resta di proprietà di Bnl con cui Escp ha un contratto di affitto, sarà pronto a settembre 2023.

Sempre alla voce investimenti per la formazione c’è il campus urbano dell’olandese The student hotel group (Ths) che investe oltre 65 milioni di euro nell’operazione sull’area dismessa tra Lungo Dora Firenze e via Aosta (all’altezza di Ponte Mosca). Anche in questo caso l’orizzonte di fine lavori è il 2023, quando troverà casa in questa zona della città – riqualificata anche con spazi residenziali in co- living e co- workinganche l’Università di Design Iaad. Sempre in zona Aurora, in via Perugia, l’ex mercato dei fiori è al centro di un investimento della società spagnola Go Fit che apre a Torino il primo polo fitness e wellness con un giardino pubblico, un’area giochi e una vasca di laminazione per la raccolta dell’acqua piovana.

Entro fine anno, poi, si concluderanno i lavori di Uptown, l’operazione immobiliare del Gruppo Building per la riconversione della struttura dell’Ordine La Salle di Villa San Giuseppe, che diventerà un’edificio residenziale di quattro piani, con servizi di cohousing, un orto condominiale, ma anche giardini privati, un campo da calcetto, uno da padel e la palestra con area fitness.

Pochi giorni fa è invece stato annunciato un intervento nel quartiere Crocetta, nel palazzo che ospita alcuni uffici della Regione Piemonte. Il fondo Gran Torino, che vede come azionista di maggioranza Zetland Capital, una società di private equity inglese, ha acquistato da Generali Real Estate Sgr il civico 21, per demolirlo e trasformarlo, insieme a Crea.Re Group, Nore srl e Primula Costruzioni, in un Palazzo Contemporaneo ad uso abitativo, in base al progetto affidato allo studio di architettura di Fabio Fantolino. L’operazione vale circa 100 milioni insieme a quella, datata giugno scorso, quando nell’orbita Zetland è entrato l’immobile di via Roma 333, tra le vie Gobetti e Gramsci. Per restare in zona, lo scorso anno gli americani di Invesco avevano acquisito per 60 milioni Palazzo Cinzano, lungo via Amendola, mentre Patrizia Ag ha fatto shopping immobiliare in piazza Cln dal fondo Mascagni.

Non solo case però, la fibrillazione del denaro e del mattone, in città, guarda anche a spazi per la cultura e l’intrattenimento. È al 2023 l’orizzonte per il via ai lavori negli spazi della Cavallerizza Reale. Lo scorso ottobre Università degli Studi e Compagnia di San Paolo si sono aggiudicati per oltre 11 milioni l’area, con l’unica offerta presentata al bando di alienazione da parte del Comune di Torino. Obiettivo: realizzare un polo culturale e recuperare una parte importante del centro storico, accanto a cui sarà realizzata anche una fermata della linea 2 della metropolitana garantendo una migliore connessione sull’asse nord sud della città.

E pare destinata a una vocazione culturale anche la nuova vita del Palazzo del Lavoro. Non troppo distante da lì, aprirà invece finalmente i battenti, dopo undici anni, il grattacielo della Regione firmato da Massimiliano Fuksas. ” Il dinamismo immobiliare è tale da sembrare strutturale – azzarda il presidente del Collegio Edile di Torino Antonio Mattio – rispetto al passato comatoso durato troppi anni. Un conto era la crisi fisiologica da indigestione del mercato, successiva al 2006, ma poi c’è stata la crisi dei subprime nel 2008, quella del debito degli Stati nel 2011 e infine la pandemia. Quest’ultima – osserva Mattio – ha però avuto l’effetto di una “safety car”, e ora assistiamo a una ripartenza, forse addirittura troppo veloce”. Il rischio è, secondo il numero uno degli edili, ” che il grande dinamismo degli investimenti e delle operazioni immobiliari possa vanificarsi a causa della mancanza di manodopera “.

Fonte: La Repubblica