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Case in affitto, come riconoscere le truffe

Case in affitto, come riconoscere le truffe

Studenti e lavoratori alle prese con la ricerca di un affitto sono stati vittime di truffe e raggiri. Ecco le più diffuse e insidiose.

Chiunque stia cercando una casa o anche solo una stanza in affitto, a maggior ragione se in una grande città, sa perfettamente di cosa si tratta.

Se già in molte città, Roma e Milano su tutte, si conviveva da anni con problemi di emergenza abitativa il Covid ha acuito ancora di più la situazione. E così molti proprietari di casa oggi, nei lunghi mesi in cui erano venuti a mancare studenti fuori sede, pendolari e turisti, hanno riorganizzato il proprio business.

Il risultato è che, come sempre accade, quei settori in cui la domanda aumenta a dismisura e l’offerta diminuisce drammaticamente diventano terreno fertile per truffatori e malaffare.

L’AGI (www.agi.it) ha raccolto diverse decine di segnalazioni per identificare le, sempre più raffinate e articolate, truffe più diffuse del settore.

L’affittuario indaffarato

E’ forse la più classica delle truffe, particolarmente diffusa a Milano. L’annuncio mostra (ovviamente) un bell’immobile, in una bella zona a prezzo del tutto accessibile. Una occasione imperdibile per lo studente o lavoratore che decide quindi di chiamare immediatamente.

Risponde una persona spesso infastidita che spiega: “Mamma mia, mi state facendo impazzire con queste telefonate! Non ne posso più… anzi, basta, lo affitto al primo che mi manda l’acconto e poi tolgo l’annuncio”.

Così parte il primo bonifico, spesso istantaneo. Qualsiasi cosa, pur di bloccare l’immobile. Ma non finisce qui perché in alcuni casi, dopo il primo bonifico, segue anche una seconda telefonata in cui lo stesso truffatore, con tono molto più calmo si scusa ma spiega di aver sentito il proprio commercialista e di aver scoperto che per un regolare contratto d’affitto serve un anticipo di due o tre mesi.

Ed ecco servito il pacco, il doppio pacco e il controppaccotto: tre mensilità bonificate alla velocità della luce per un immobile che, manco a dirlo, nemmeno esiste.

I copia-incolla frettolosi

Probabilmente anche vivere di truffe richiede il suo impegno. Fatto sta che la maggior parte dei truffatori gestisce evidentemente decine e decine di messaggi al giorno. Ecco la ragione per cui in molti casi nelle chat il proprietario di casa confonde Milano con Roma o compaiono singolari annunci con diciture del tipo “vicinissimo alla metropolitana”, anche in città dove la metropolitana non esiste.

La coinquilina premurosa

Un grande classico è l’ex coinquilina, innamorata al punto dell’immobile da aiutare il proprietario a trovare un nuovo affittuario. Basta una rapida occhiata al suo profilo Facebook per capire che si tratta di una truffa (profilo aperto solo pochi giorni prima, poche foto, spesso di una ragazza, di bell’aspetto).

In questo caso, la trattativa prosegue poi direttamente con lei, visto che “il proprietario è anziano e non sa usare bene il computer” con l’immancabile richiesta di un acconto. Ovviamente su PayPal o piattaforme che non rendano tracciabile la transazione.

I turisti innamorati

E’ forse la più insidiosa delle truffe. Una storia strappalacrime di turisti stranieri innamorati della città, al punto da acquistare un immobile e restaurarlo amorevolmente.

Lo scopo, si precisa nella mail, non è arricchirsi con gli affitti ma quello di trovare una persona per bene che possa prendersi cura della loro abitazione, come fosse la propria. Il tutto corredato da foto di famiglia, passaporto e documenti (che non alleghiamo per ovvie ragioni). 

Ovviamente per tornare in Italia e non rischiare di organizzare un viaggio a vuoto hanno bisogno di alcune garanzie, nella fattispecie un bonifico.

Fonte dell’articolo www.agi.it

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Contratto di comodato d’uso: ora si può registrare online

Contratto di comodato d’uso: ora si può registrare online

L'Agenzia delle Entrate ha modificato sia il modello che il metodo da utilizzare per la presentazione del contratto di comodato d’uso gratuito.

Il contratto di comodato d’uso, disciplinato dall’art. 1803 del codice civile, è il contratto con il quale una parte consegna all’altra una cosa mobile o immobile per permetterle di utilizzarla per un tempo determinato, con l’obbligo di restituire la stessa cosa alla scadenza del contratto. La caratteristica fondamentale del contratto di comodato è la gratuità, non essendo previsto alcun canone da corrispondere al proprietario dell’immobile.

Precedentemente alla pubblicazione del provvedimento 465502, il modello utilizzato per la presentazione del contratto del comodato d’uso era il Modello 69 e la registrazione avveniva unicamente in maniera cartacea, essendo quindi necessario recarsi presso l’Agenzia delle Entrate per l’archiviazione della pratica e per il pagamento delle imposte tramite F24 (imposta fissa di 200 €, imposta di bollo e calcolo degli eventuali ravvedimenti).

Contratto di comodato d’uso: il modello

Il nuovo modello si chiama “Registrazione Atti Privati”, abbreviato con la sigla RAP, e permette di trasmettere anche telematicamente all’Agenzia delle Entrate la richiesta di registrazione di alcuni atti privati; al momento coinvolge solo il contratto di  comodato d’uso ma l’obiettivo potrebbe essere quello di estenderlo anche ad altre tipologie di atti, come ad esempio i preliminari di vendita.

Questo nuovo modello potrebbe anche essere esteso alla registrazione di tutte le tipologie di contratti di locazione, ma per il momento questa è solo un’ipotesi.

Riguardo alla presentazione del modello RAP e contestualmente quella del contratto di comodato, pur restando comunque possibile la presentazione cartacea, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di uniformarla alle altre tipologie di contratti di locazione, permettendo anche in questo caso la presentazione telematica, seppur con modalità differenti.

Per la presentazione di un contratto di locazione è infatti previsto che il file RLI venga registrato tramite il canale Entratel da un professionista abilitato che sia in possesso delle credenziali necessarie per l’accesso in tale portale o da qualsiasi soggetto tramite l’applicativo dell’Agenzia delle Entrate.

La procedura che andrà invece seguita per poter presentare telematicamente un contratto di comodato richiede di essere in possesso dello Spid, Cie o Cns e di utilizzare le credenziali per effettuare l’accesso all’area dedicata alla presentazione di tale contratto, all’interno del sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate.

Una volta inseriti i dati essenziali riguardanti la compilazione del modello, sarà necessario allegare il contratto di comodato precedentemente generato, assieme ad altri eventuali allegati, quali quietanze, mappe, planimetrie o disegni, che andranno computati nella casella scritture private e inventari.

Come pagare le imposte

Circa il pagamento delle imposte, queste saranno ancora pagate tramite F24 se si dovesse decidere di procedere alla registrazione cartacea del contratto di comodato d’uso, mentre, se si procedesse alla registrazione telematica, andrebbero indicati il codice fiscale dell’intestatario del conto ed il relativo IBAN, cosicché il pagamento delle imposte avvenga automaticamente al momento della registrazione del contratto.

Nel caso in cui sia il professionista ad effettuare la registrazione per conto del suo cliente, potrà indicare sia il proprio IBAN che quello del suo cliente per procedere al pagamento delle imposte.

I vantaggi

L’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate è duplice: un modello più agile che richieda l’inserimento di un quantitativo di dati inferiore rispetto a prima e una trasmissione più rapida, tramite il canale telematico.

Finalmente anche il contratto di comodato d’uso gratuito è stato adeguato alle esigenze dei contribuenti senza più l’obbligo per i commercialisti o i loro clienti di recarsi di persona in Agenzia.

Articolo tratto da www.fisco7.it