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Tassi in rialzo: quanto costa ora comprare casa?

Dopo la decisione della BCE di alzare ulteriormente i tassi, anche gli interessi sui nuovi prestiti. Ecco chi paga di più tra tasso fisso e tasso variabile.

Non solo inflazione e aumento record delle bollette energetiche: la guerra in Ucraina ha inferto un colpo durissimo anche al mercato dei mutui. La situazione è tornata sui livelli del 2014, prima quindi dell’avvio della politica di tassi zero che ha caratterizzato gli ultimi anni.

Il Codacons parla di “allarme confermato”. Secondo l’associazione, “Bankitalia conferma gli allarmi circa la nuova stangata che si è abbattuta sui mutui degli italiani, con le rate dei finanziamenti che risultano sensibilmente più elevate rispetto al 2021″.

Tasso fisso o variabile: chi paga di più

Oltre a chi richiede un finanziamento, a pagare di più saranno le famiglie che sottoscrivono un prestito a tasso variabile (circa il 40% del totale). L’aumento medio per questa categoria è stimato in circa 1.500 euro in più all’anno.

Se però si considerano tutti gli incrementi decisi dalla Banca Centrale Europea negli ultimi mesi, la rata mensile di un mutuo a tasso variabile aumenta complessivamente di una somma compresa tra i 120 e i 150 euro rispetto al 2021. Gli aumenti annui si fanno più consistenti, tra i 1.440 e i 1.800 in più.

A novembre l’indice Eurirs, il parametro relativo ai finanziamenti a tasso fisso, ha evidenziato un calo netto rispetto a ottobre. Tradotto in cifre: nel caso di un contribuente che, il 1° dicembre, avesse acceso un mutuo da 150mila euro a 30 anni a tasso fisso (con spread all’1,5%), la rata fissa tendenziale sarebbe stata di 675 euro. Una somma inferiore ai 716 euro del 1° novembre (mutui under 36, finanziamenti sbloccati solo per dicembre: come funzionano).

Nonostante gli aumenti e la congiuntura, il mercato immobiliare italiano sembra comunque aver assorbito il colpo. Nel terzo trimestre si sono registrate 175.268 compravendite, con un incremento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Perché aumentano i tassi sui mutui

L’aumento dei tassi variabili è legato alle scelte della Banca Centrale Europea. Per frenare l’inflazione, che oggi viaggia intorno al 12% (mentre dovrebbe inserirsi tra il 2 e il 3%) è costretta ad aumentare i tassi dei mutui. Non potendo incrementare quelli fissi, in quanto fissi, l’azione si ripercuote sull’Euribor, il parametro che definisce per l’appunto il tasso variabile.

Novità nella Manovra 2023

Nell’emendamento del governo alla Manovra 2023 è stata inserita una norma che consente di rinegoziare il mutuo a tasso variabile per passare al tasso fisso a condizioni agevolate. L’agevolazione ripropone una norma del 2011 (dl 70/2011) che viene riproposta solo per alcune categorie di contraenti.

Dal tasso variabile al tasso fisso: ecco per chi

La norma inserita nella Manovra 2023 dal governo consente a chi ha acceso un mutuo a tasso variabile di trasformarlo in un mutuo a tasso fisso a condizioni agevolate e predeterminate, in base a determinati parametri di oscillazione. Tutto ciò a prescindere che vi siano clausole in tal senso nel contratto originario. (Per approfondire guarda se conviene il mutuo a tasso fisso o variabile).

Questa possibilità però non sarà consentita a tutte le famiglie, ma solo a quelle con ISEE fino a 35mila euro, quindi ad una fascia di reddito più bassa, che potrebbe trovarsi nell’impossibilità di onorare le scadenze del mutuo in una situazione di tassi crescenti.

L’articolo è stato estratto da quifinanza.it.